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La Rivelazione

«Annunziamo a voi la vita eterna, che era presso il Padre e si manifestò a noi: vi annunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, affinché anche voi siate in comunione con noi, e la nostra comunione sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1 Gv 1,2-3).
Oggetto: 
Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con Gesù, Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici. La profonda verità, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione. Dio volendo aprire la via della salvezza, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo il loro peccato, con la promessa della redenzione, li risollevò alla speranza della salvezza, ed ebbe assidua cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro che cercano la salvezza. A suo tempo chiamò Abramo, per fare di lui un gran popolo; dopo i patriarchi ammaestrò questo popolo per mezzo di Mosè e dei profeti, affinché lo riconoscesse come il solo Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stesse in attesa del Salvatore promesso, preparando in tal modo lungo i secoli la via all’Evangelo.
Cristo completa la Rivelazione
Dopo aver a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, Dio «alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio». Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio. Vedendo Cristo si vede anche il Padre. Con l’incarnazione, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione dai morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione: cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna. Perché si possa prestare fede alla Rivelazione, sono necessari la grazia di Dio che proviene e dallo Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia «a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità».
Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione a partire dalle cose create, ma tramite la Rivelazione tutto ciò che nelle cose divine non è accessibile alla umana ragione, può essere conosciuto da tutti facilmente.
Cristo Signore, nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio altissimo, ordinò agli apostoli che l’Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da Lui adempiuto e promulgato di persona venisse da loro predicato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, comunicando così ad essi i doni divini. Gli Apostoli trasmisero sia ciò che avevano ricevuto dalla bocca del Cristo vivendo con lui e guardandolo agire, sia ciò che avevano imparato dai suggerimenti dello Spirito Santo, e per ispirazione dello Spirito Santo, misero per scritto il messaggio della salvezza. Gli apostoli poi, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i vescovi, ad essi «affidando il loro proprio posto di maestri».
La Tradizione apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo: cresce infatti la comprensione, delle Parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro, sia con l’intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina. Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa. L’ufficio poi d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo.
Ispirazione e verità della Scrittura 
Le verità divinamente rivelate, che sono contenute nei libri della sacra Scrittura, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La santa madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte. Tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo. I libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità che Dio, per la nostra salvezza, volle fosse consegnata nelle sacre Scritture.
Come deve essere interpretata la sacra Scrittura 
Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capir bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi di stile storici, o profetici, o poetici, o anche in altri generi di espressione. È necessario dunque che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso, intendeva esprimere ed ha di fatto espresso. La sacra Scrittura dovendo esser letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura. È compito degli esegeti contribuire, seguendo queste norme, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della sacra Scrittura, affinché mediante i loro studi, maturi il giudizio della Chiesa. Il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale ha il mandato di conservare e interpretare la parola di Dio. Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo.
Antico Testamento
Lo scopo dell’Antico Testamento è soprattutto ordinato a preparare l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del regno messianico. I libri dell’Antico Testamento tengono conto della condizione del genere umano prima dei tempi della salvezza instaurata da Cristo. Manifestano chi è Dio e chi è l’uomo e il modo con cui Dio giusto e misericordioso agisce con gli uomini. Dio ha sapientemente disposto che il Nuovo fosse nascosto nell’Antico e l’Antico fosse svelato nel Nuovo. I libri dell’Antico acquistano il loro pieno significato nel Nuovo Testamento.
Nuovo Testamento
La Parola di Dio manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento. Quando infatti venne la pienezza dei tempi, il Verbo si fece carne ed abitò tra noi pieno di grazia e di verità.Cristo stabilì il regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e portò a compimento l’opera sua con la morte, la risurrezione e la gloriosa ascensione, nonché con l’invio dello Spirito Santo. Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o già per iscritto, redigendo un riassunto di altre, o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere. Essi infatti, attingendo sia ai propri ricordi sia alla testimonianza di coloro i quali «fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola », scrissero con l’intenzione di farci conoscere la « verità ».
La Chiesa
La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Le divine Scritture sono la regola suprema della propria fede. Perciò è necessario i catechisti abbiano un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi «un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé», deve partecipare ai fedeli a lui affidati le ricchezze della parola divina. Dobbiamo apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo » con la frequente lettura delle divine Scritture. «L’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; poiché quando preghiamo, parliamo con Lui; Lui ascoltiamo, quando leggiamo le divine Scritture».