,.

,.

.

.

o

o

1

1

Parabole di Gesù

paraboleIntroduzione alla esegesi

Prima di trattare le Parabole di Gesù occorre ricordare chi era Gesù. Un uomo nazareno chiamato Gesù, attraverso l'incarnazione, è entrato nella storia umana nella duplice veste di vero Dio e vero uomo. Lui, depositario della perfetta conoscenza di Dio, non ha voluto consegnare questa conoscenza in modo teorico, affinché tutto fosse acquisito solo a livello mentale, ma ci ha comunicato lo Spirito di Dio.

La sua non fu una missione sociale per eliminare la povertà, perché i poveri sono rimasti. Non è venuto per eliminare le malattie perché, nonostante le moltissime guarigioni, queste sono rimaste. Non è venuto a liberarci dal Demone perché, pur avendo eseguito molte liberazioni, il Serpente Antico è rimasto. Il ministero messianico di Gesù era la proclamazione del Regno di Dio.

Quando Gesù è entrato nel mondo, il popolo di Israele era un gregge senza Pastore. Se vero è che Mosè ha consegnato alla classe Sacerdotale dei Leviti i Dieci Comandamenti ottenuti da Dio sul Monte Sinai, con passare del tempo, Scribi, Farisei e Sacerdoti hanno mutato la legge di Dio, che era legge d'amore, in legge umana. Costoro, sotto l'influsso di Satana hanno oscurato il volto di Dio introducendo circa seicento regole e precetti che dettagliavano la vita del fedele. La religione si è così mutata in una organizzazione umana relazionata alla politica, ai potenti, al proprio interesse.

Gesù è venuto per togliere questo grande peccato Satanico e ripristinare il vero volto di Dio. Questa sua missione l'ha portato ad una atroce morte decretata e voluta da tutto la classe Religiosa, e decretata dal capo del Sinedrio Caifa. Questo dimostra che non è sufficiente studiare le Scritture come gli Scribi - attuali teologi - o appartenere alla casta Sacerdotale per conoscere Gesù. Costoro pur essendo studiosi della Bibbia e dediti ai riti religiosi hanno compiuto un deicidio.

Gesù insegnava per mezzo di Parabole narrative e queste erano racconti che partivano da ciò che Lui osservava per paragonare le realtà eterne a ciò che era familiare, desiderava invitare gli uditori a mettersi al posto dei personaggi per fargli comprendere le realtà divine ed entrare nel Regno di Dio. Il suo è stato un genere letterario unico, universale inventato da un Maestro divino per esprimere la sua Teologia e il suo insegnamento.

Gesù usava dunque per fini pedagogici e per svelare il Regno di Dio le Parabole e si rivolgeva alla folla, ma molti con il cuore duro non l'hanno compreso, non l'hanno capito, non potendo comprenderlo l'hanno respinto, come anche oggi avviene, il suo sublime messaggio. Del resto Dio può rivelare i segreti del Suo Regno solo a chi ha fede e desidera diventare suo discepolo.

È evidente la distanza storica tra il testo originario e il presente. Difatti noi leggiamo un testo antico pensato e scritto per quel determinato momento culturale, per quella situazione sociale e religiosa. Se col passare dei secoli gli scritti sono rimasti pressoché uguali, sono cambiate le interpretazioni.

Vi sono due categorie di Parabole: quelle narrative e quelle di similitudine. Le Parabole si possono interpretare in modo allegorico, un metodo che è stato adottato sin dagli inizi della cristianità da parte della Patristica e da tutti i più esperti commentatori. Questo metodo poggia sull'assunzione che all'interno della parabola vi siano allegorie da interpretare e si procede assegnando ad ogni dettaglio, ad ogni immagine un significato.

Nell'ultimo secolo se è aggiunto un altro metodo quello letterario. Questo metodo per interpretare le Parabole usa numerose metodologie che si possono riassumere in analisi retorica, analisi strutturale e filologica. Un metodo moderno adatto per studiare il contesto storico originario. Un metodo che utilizza un lavoro filologico per comprendere sia il significato delle parole, sia le espressioni romano palestinesi, sia le immagini già utilizzate nell'Antico Testamento.

Per ultimo un metodo per astrazione il quale utilizza né allegorie, né analisi letteraria, ma l'idea preconcetta del commentatore, il quale adatta la parabola al suo mondo morale e culturale e la interpreta come gli pare non per esprimere l'insegnamento di Gesù, ma il proprio.